Mass Media: influenzano o comunicano?

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I mass media sono stati progettati per raggiungere tutto il pubblico possibile; comprendono la televisione, i film, la radio, i giornali, le riviste, i libri, i dischi, i videogiochi e internet.

Nel secolo scorso, molti studi sono stati condotti per misurare gli effetti dei mass media sulla popolazione, al fine di scoprire le tecniche più efficaci per influire su di essa: da tali studi è emersa la Scienza delle Comunicazioni, usata nel marketing, nelle pubbliche relazioni e nella politica. La comunicazione di massa è uno strumento necessario per assicurare la funzionalità di una grande democrazia, ma è anche uno strumento indispensabile per una dittatura.

Dipende tutto dal suo utilizzo.

 

Mai come nel momento in cui viviamo, l’informazione ci raggiunge attraverso una moltitudine di canali; spesso capita di ascoltare e, automaticamente, farci coinvolgere dagli avvenimenti che ci vengono raccontati.

Ma come i mass media possono influenzarci?

 

E’ indubbio che l’importanza positiva dei mass media è notevole. Grazie a loro è possibile trasmettere cultura, notizie, svago e molto altro, in ogni angolo del pianeta. Il mondo è oramai considerato come un villaggio globale. Purtroppo, però, accanto agli aspetti positivi ce ne sono di negativi: i mass media appartengono in genere a pochi proprietari che, tramite varie società, ne mantengono il controllo. E’ quindi facile arguire che se “qualcuno” decidesse di trasmettere valori alternativi o negativi nei confronti del patrimonio morale di una nazione, ciò potrebbe avvenire senza troppe difficoltà.

Da anni, vari studiosi, si confrontano su questo tema dai due classici versanti degli “apocalittici” e degli “integrati”. I primi vedono nei media soltanto manipolazione, persuasione e distorsione di tutto ciò che è reale; i secondi ci rassicurano che non c’è niente di cui temere e che viviamo nel migliore mondo possibile.

Testimonianze della capacità di influenza dei mass media hanno origini fin dalla prima metà del ‘900, dove Edward Bernays, pubblicitario statunitense di origine austriaca, combinando le idee di Le Bon (autore del libro “Psicologia delle folle”) e quelle dello studioso Trotter, è stato uno dei primi a vendere dei metodi per utilizzare la psicologia del subcosciente al fine di manipolare l’opinione pubblica. Nel 1928 Bernays pubblicò un libro intitolato “Propaganda” dove divulgava il concetto di pubblicità legato alla manipolazione dell’inconscio.

Trasportando la “Propaganda” in chiave politica nasceva la consapevolezza che chi è in grado di usare questa modalità può avere un potere invisibile capace di guidare le nazioni.

Bernays fu sempre fedele al suo  assioma fondamentale: “Controlla le masse senza che esse lo sappiano: le pubbliche relazioni riscontrano i loro miglior successi con la gente quando non sa che sta venendo manipolata”.

Tra le “manipolazioni” di Bernays ne si e unavidenzia una in particolare:

Per far vendere più sigarette alle ditte di tabacco, collegò la crociata (giusta) della donna che si deve emarginare, all’immagine (falsa) della donna già “emancipata” che fuma in pubblico. Lo fece così bene che le due immagini si sommarono e, a partire dagli anni 1929, “emancipazione femminile” significò per le persone comuni“donna-che-fuma-in-pubblico”.

Senza che nessuno si opponesse, progettò il modello pubblicitario con l’AMA (Associazione dei medici Americana) che durò quasi 50 anni, dimostrando come vero il fatto che le sigarette facciano bene alla salute. Basta guardare le pubblicità nelle pubblicazioni di Life o del Time dagli anni 40 agli anni 50”.

 

Un’altra figura, considerata un importante riferimento per le analisi politiche (1931/1963), fu Walter Lippmann, giornalista americano e vincitore di 2 premi Pulitzer la cui frase “Quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa molto” rimase una delle più famose e impattanti.

La sua opera più importante, fondamentale per gli studi di sociologia della comunicazione, è stata “L’opinione pubblica”;  Lippman, attuò la tecnica dell’ascolto e dei sondaggi in modo da monitorare continuamente sensibilità e desideri dell’opinione pubblica.

Questo non per andare incontro ai desideri della gente, ma per creare nuovi argomenti che potessero convincerla a seguire le sue indicazioni; egli credeva che la democrazia non potesse essere lasciata ai capricci del popolo, ma dovesse essere guidata da una “elite di illuminati”.

Prima degli anni ’60, la TV viene descritta come uno strumento utilizzato per plasmare e narcotizzare le masse: tuttavia, intorno alla metà degli anni ’60, si cominciano a scorgere posizioni meno pessimistiche.

Mc Luhan sostiene la necessità di “riconoscere il ruolo fondamentale della TV nel rendere la società meno rigida e più multidimensionale” grazie alla combinazione di comunicazione verbale e visiva.

Nel 1968, teorizzarono il processo di “agenda setting” che prevedeva che i mass media potessero definire l’agenda pubblica in maniera tale da potervi dire a che cosa pensare. Il concetto dell’agenda è un insieme di argomenti che vengono comunicati seguendo una certa gerarchia d’importanza in un tempo determinato: i mezzi d’informazione si concentrano di più su alcuni eventi tralasciandone altri e in questo modo trasferiscono al pubblico l’ordine del giorno contenuto nella loro agenda.

 

Gli adolescenti di oggi sono sempre più immersi nella società ipertecnologica in cui stanno crescendo e il documento, presentato lo scorso Dicembre, nell’ambito del Convegno «La Società degli adolescenti», si basa su un’indagine svolta su un campione nazionale di 1300 studenti delle scuole medie, di età compresa tra gli 12 e i 14 anni, e ha per oggetto le preferenze dei giovanissimi, con particolare riguardo al loro rapporto con internet e la tv.

Il 97% di loro dichiara di possedere un computer, e il 51% dichiara di collegarsi ad internet tutti i giorni. Abilissimi nel far uso della rete sia per studiare sia per mantenere rapporti sociali, amano chattare (oltre il 75%), frequentano abitualmente YouTube (l’80%) e possiedono un proprio blog (il 41%). Per gli adolescenti, navigare sul web implica l’uso di Facebook, utilizzato come mezzo per trovare nuovi amici, ma soprattutto per diventare popolari. Con la ricerca di nuovi contatti sociali, cresce la disponibilità a concedere molto del loro privato a sconosciuti incontrati sul web.

L’altro mass media di cui i ragazzi fanno abbondante uso è la televisione: quando non stanno davanti allo schermo del computer, la tv viene guardata per più di tre ore al giorno dal 23% del campione analizzato e questo comporta dei seri rischi sotto il profilo dei comportamenti; in particolare, sembra che proprio la tv porti le conseguenze più negative per gli adolescenti, i quali sono condizionati dai messaggi trasmessi dal piccolo schermo, che riguardano abitudini alimentari, percezione del sé, rapporto con il bullismo, l’abitudine ad assumere comportamenti rischiosi, il rapporto con la famiglia e con il sesso.

Per quanto riguarda il sesso e le relazioni di tipo adulto, gli adolescenti influenzati dalla tv e da internet, tendono a voler apparire più grandi (il 40%). Per fare ciò, le ragazze si truccano (21%) e si vestono in maniera ‘adulta’ (16,1%), mentre i maschi cercano di vestirsi in modo che essi considerano più maturo (l’11%).

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Valentina G.

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